I pazienti in stato vegetativo permanente - si legge nella sentenza del Tar Lazio numero 8560/09 - che non sono in grado di esprimere la propria volontà sulle cure loro praticate o da praticare e non devono in ogni caso essere discriminati rispetto agli altri pazienti in grado di esprimere il proprio consenso; e possono, nel caso in cui loro volontà sia stata ricostruita, evitare la pratica di determinate cure mediche nei loro confronti. Il paziente vanta una pretesa costituzionalmente qualificata di essere curato nei termini in cui egli stesso desideri, spettando solo a lui decidere a quale terapia sottoporsi. Ed è sottinteso che può, secondo l'interpretazione dei giudici amministrativi, decidere di non sottoporsi ad alcuna terapia».
Si tratta comunque di una decisione importante - commenta l'avvocato Gianluigi Pellegrino, rappresentante del Movimento di Difesa del Cittadino - perché il Tar è giunto a individuare il carattere costituzionale e incomprimibile del diritto di scelta che ogni individuo ha con riferimento a qualsiasi pratica e intervento che debba avvenire sul suo corpo.